21 luglio 2011

22 luglio 2001 - Muore il giornalista Indro Montanelli


















(Fucecchio, 22 aprile 1909 – Milano, 22 luglio 2001) è stato un giornalista, scrittore e storico italiano.

Da molti considerato il più grande giornalista italiano, il suo lavoro fu riconosciuto e premiato anche all'estero (Premio Principe delle Asturie 1996 in Spagna, una decorazione in Finlandia, dagli Stati Uniti gli arrivò il riconoscimento annuale come miglior giornalista internazionale). È stato autorevole cronista della storia italiana ed ha intervistato personaggi come Winston Churchill, Charles de Gaulle, Luigi Einaudi, Papa Giovanni XXIII.

Tra i più popolari giornalisti italiani del Novecento, si distinse per la concisione e limpidezza della sua scrittura, iniziando la sua carriera durante il ventennio fascista, e successivamente fu per circa quattro decenni l'uomo-simbolo del principale quotidiano d'Italia, il Corriere della Sera, e successivamente, lasciato il Corriere per contrasti sulla nuova linea politica del medesimo, diresse per vent'anni un altro quotidiano fondato da lui stesso, il Giornale, distinguendosi come opinionista di stampo conservatore. Fu gravemente ferito nel 1977 in un attentato dai terroristi delle Brigate Rosse. Con l'entrata in politica di Silvio Berlusconi, da lui apertamente disapprovata, lasciò Il Giornale e, nel marzo 1994, fondò la Voce, un quotidiano che chiuse tuttavia l'anno successivo. Fu anche l'autore di una collana di libri di storia di stampo generalista, che divennero molto popolari. In ciascuna di queste attività Montanelli seppe conquistarsi un largo seguito di lettori.

L'unica macchia importante della sua vita

In Etiopia Montanelli, che all'epoca aveva 26 anni, ebbe una relazione con una bambina eritrea di 12 anni. Altre fonti parlano invece di una ragazzina di 14 anni, ma in una intervista televisiva Montanelli dichiara "di aver regolarmente comprato dal padre" una bambina di 12 anni, per sposarla. Fatìma (che in un articolo de La stanza di Montanelli del 2000, dove ricostruisce minuziosamente la vicenda del suo primo matrimonio, Montanelli chiama invece Destà) fu comprata dal suo «sciumbasci» Gabér Hishial[36] versando al padre la convenuta cifra di 350 lire (la richiesta iniziale era di 500), più l'acquisto di un «tucul» (una capanna di fango e di paglia) di 180 lire. Compresi nel prezzo ebbe anche un cavallo e un fucile.
La ragazza rimase al suo fianco per l'intera permanenza in Africa. L'usanza del madamato, dapprima tollerata e talvolta attuata su spinta dei capi-reggimento locali, fu proibita nell'aprile 1937 per limitare le infezioni veneree e per evitare contatti tra italiani e africani: il provvedimento fu poi seguito l'anno dopo dall'emanazione delle leggi razziali. Prima del ritorno in Italia la cedette al generale Alessandro Pirzio Biroli, che la introdusse nel proprio piccolo harem. In seguito la ragazza sposò un militare eritreo che era stato agli ordini di Montanelli nella guerra coloniale.

Montanelli nel '52 chiese e ottenne di poter tornare nell'Etiopia del Negus e la prima tappa, scendendo da Asmara verso il Sud, la fece a Sageneiti, patria di Destà e del mio vecchio "bulukbasci", che mi accolsero come un padre. Avevano tre figli, di cui il primo si chiamava Indro. Donde la favola, di cui non sono mai più riuscito a liberarmi, che fosse figlio mio. Invece era nato ben 20 mesi dopo il mio rimpatrio.

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