10 marzo 2014

11 marzo 2004 - L'attentato del fondamentalismo islamico ai treni di Madrid




















Gli attentati dell'11 marzo 2004, anche conosciuti come 11-M o M-11, furono una serie di attacchi terroristici coordinati al sistema di treni locali a Madrid (Spagna), che uccisero 191 persone (177 delle quali morte immediatamente negli attentati) e provocarono 2.057 feriti.

La mattina di giovedì 11 marzo 2004, tre giorni prima delle elezioni spagnole, dieci zaini riempiti con esplosivo (probabilmente Goma-2 ECO) furono fatti esplodere in quattro treni regionali di Madrid, in quattro stazioni differenti.
Le esplosioni avvennero nell'ora di punta, fra le 7:36 e le 7:40 nelle stazioni madrilene di Atocha (3 bombe), El Pozo del Tío Raimundo (2 bombe), Santa Eugenia (1 bomba) ed in un quarto treno che si trovava nei pressi di via Téllez (4 bombe), sui binari che portano ad Atocha provenendo da sud. Le forze di polizia trovarono altri due dispositivi inesplosi. Entrambi furono fatti esplodere immediatamente dagli artificieri per motivi di sicurezza. Un'ulteriore borsa con 500 grammi di esplosivo, mitraglia, detonatore e temporizzatore basato su un telefono mobile modificato fu ritrovata inesplosa tra gli oggetti e bagagli raccolti sui luoghi degli attentati, e trasportati a un commissariato e successivamente in un centro fieristico (IFEMA) insieme alle vittime. Quest'ultimo artefatto (che sarebbe stato inizialmente posto nel treno di Vallecas) condurrà rapidamente alle prime ipotesi certe ed ai primi arresti il 13 marzo.

La rivendicazione islamista. Il quotidiano al-Quds al-ʿArabi ricevette quella stessa notte presso la sua sede di Londra una lettera di rivendicazione. La lettera affermava che la Brigata Abu Hafs al Masri, in nome di al-Qāʿida, la rete terroristica di Osama bin Laden, era responsabile degli attentati di Madrid, attuati come regolamento di conti con la Spagna, accusata di complicità con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna in una crociata contro l'Islam.
L'esplosivo e i detonatori. Alle ore 14 del 12 marzo, il Ministero degli Interni fornì una serie di dettagli sui detonatori e sul tipo di esplosivo utilizzato che parevano indirizzare i sospetti nei confronti di un gruppo islamico, essendo completamente differenti da quelli utilizzati dall'ETA negli anni precedenti.
L'arresto dei primi sospetti. Il 13 marzo cinque persone vennero arrestate, tre marocchini (uno di loro era Jamal Zugam) e due indiani, tutti legati alla carta telefonica prepagata che faceva parte dello zaino-bomba che la polizia disinnescò nei pressi del commissariato di Vallecas.
La rivendicazione video. La domenica alle 19:40 la rete televisiva Telemadrid ricevette una chiamata che informava della presenza di un video di rivendicazione dell'attentato. La polizia recuperò una videocassetta che conteneva una comunicazione in arabo di un uomo con accento marocchino. Nel video l'uomo affermava di essere Abu Dujan al Afghani, portavoce di al-Qāʿida in Europa, e rivendicava gli attentati in nome del gruppo terrorista. Più tardi si seppe che il video si sarebbe registrato in tutta fretta vedendo che il governo manteneva l'ipotesi dell'ETA.

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