17 marzo 2016

17 marzo 1986 - Emerge lo scandalo del vino al metanolo



















Lo scandalo del vino al metanolo fu una truffa perpetrata mediante adulterazione di vino da tavola con il metanolo che si verificò in Italia nel 1986.

Il fatto accadde il 17 marzo 1986 quando l'ingestione del prodotto adulterato causò l'avvelenamento e l'intossicazione di parecchie decine di persone, per la maggior parte residenti in Lombardia, Piemonte e Liguria cui provocò danni personali gravissimi (cecità, danni neurologici) ed in 23 casi la morte. Le vittime avevano bevuto vino proveniente e prodotto dalle cantine della ditta Ciravegna di Narzolein provincia di Cuneo, vino a cui i titolari, padre e figlio Ciravegna, avevano aggiunto dosi elevatissime di metanolo per alzare la gradazione alcolica, ignorandone la tossicità per l'organismo. D'altra parte il metanolo si ottiene in maniera naturale dalla fermentazione dell'uva, e quantità esigue di esso sono quindi considerate normali nella misura compresa tra 0,6 e 0,15 ml su 100 ml di alcol etilico complessivo, ma una dose eccessiva può rivelarsi letale, come nel caso occorso. Dalla metà di dicembre 1985 al marzo 1986 fu infatti impiegata una quantità di metanolo di circa 2 tonnellate e mezzo.Il metanolo era un elemento più a buon mercato dello zucchero in quanto, all'epoca, sgravato dall'imposta di fabbricazione.

Il vino avvelenato prodotto dai Ciravegna venne imbottigliato e successivamente commercializzato dalla ditta Vincenzo Odore di Incisa Scapaccino in provincia di Asti. Nel marzo 1986, dopo i primi tre decessi, dalla procura partirono comunicazioni giudiziarie per le ipotesi di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, violazione dell'art. 22, comma 2, lett. d) del D.P.R. 12 febbraio 1965, n.162, e di lì a pochi giorni scattò l'arresto per i titolari Ciravegna.Tra tutte le persone coinvolte, Giovanni Ciravegna (deceduto nel 2013) è stato infatti successivamente identificato come il principale responsabile. Già nel 1984 l'Ispettorato centrale repressione frodi (ICRF) di Treviso fece visita alla ditta contestando un uso improprio ed eccessivo di metanolo. A seguito del controllo e delle analisi condotte fu eseguito un sequestro preventivo e partì contestualmente una denuncia della quale non si ebbe più traccia, tanto che i titolari continuarono a produrre vino indisturbati fino all'accadimento dell'evento drammatico.

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