Indira Gandhi morì il 31 ottobre 1984, uccisa dalle sue due guardie del corpo sikh che intendevano vendicare la brutale repressione del movimento rivoluzionario sikh.
La sera del 30 ottobre, Indira Gandhi era appena tornata da un faticoso giro elettorale nell'Orissa. In quell'occasione aveva concluso il discorso con queste parole:
«Non ho l'ambizione di vivere a lungo, ma sono fiera di mettere la mia vita al servizio della nazione. Se dovessi morire oggi, ogni goccia del mio sangue fortificherebbe l'India.»
La mattina del 31 ottobre del 1984, alle 9.08, Indira scese i tre gradini della residenza per raggiungere il giardino. Vestita di un sari arancione (uno dei colori della bandiera nazionale dell'India) si avviò verso le due guardie responsabili della sua sicurezza, e fece loro un cenno di saluto. La Gandhi conosceva bene uno dei due, il trentaquattrenne Beant Singh. L'altro era il ventunenne Satwant Singh, in servizio da pochi mesi.
Non appena ebbe salutato le due guardie, Beant Singh (1950-1984), impugnando una pistola Walther P38, esplose tre colpi in direzione della Gandhi. Immediatamente, anche Satwant Singh (1962-1989) esplose tutte le trenta pallottole del suo mitra Sten. Non meno di sette proiettili la colpirono all'addome, una decina al petto, alcuni perforarono il cuore. Indira Gandhi non ebbe neanche il tempo di gridare. Morì sul colpo.
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