16 giugno 2014
17 giugno 1982 - Viene ucciso a Londra Roberto Calvi
Roberto Calvi (Milano, 13 aprile 1920 – Londra, 17 giugno 1982) è stato un banchiere italiano.
Nacque a Milano il 13 aprile del 1920. Suo padre era un funzionario della Banca Commerciale Italiana. Dopo il diploma in ragioneria si iscrive nel 1939 all'Università Bocconi, presso la quale frequenta la facoltà di Economia e Commercio, dedicandosi nel contempo ad attività politiche: dirige infatti l'Ufficio Stampa e Propaganda dei Gruppi Universitari Fascisti. Non concluderà tuttavia i suoi studi universitari a causa dello scoppio della II guerra mondiale. Nel 1940 si arruola in cavalleria (lancieri di Novara), venendo destinato al fronte russo. Al termine del conflitto mondiale Calvi ottiene, in virtù dei buoni uffici del padre, un posto alla Banca Commerciale.
Vi rimarrà brevemente, entrando come "impiegato semplice", nel 1947, nel Banco Ambrosiano grazie ai buoni rapporti del padre con uno dei dirigenti della banca, Alessandro Canesi (futuro direttore generale (1959), dal 1965 presidente). Il Banco era una banca privata strettamente legata all'Istituto per le Opere di Religione (IOR). Da quel momento iniziò una serie di rapidi avanzamenti di carriera, sotto l'ala protettrice di Canesi. Lavorando nel settore esteri della banca acquisisce una notevole esperienza nell'ambito dei paradisi fiscali. Nel 1958 diviene assistente personale di Canesi. Nel 1960, con la riorganizzazione del settore esteri viene nominato responsabile per le operazioni di carattere finanziario. Calvi "colleziona" posti nei consigli di amministrazione di diverse controllate estere del Banco Ambrosiano.
Il 9 giugno 1982 Calvi si allontanò da Milano, giungendo a Roma in aereo, dove incontrò Flavio Carboni, col quale organizzerà la fuga verso l'estero. L'11 giugno il banchiere si diresse a Venezia, per poi raggiungere Trieste, e successivamente la Jugoslavia. Dal paese slavo proseguirà poi per Klagenfurt. Il 14 giugno Calvi incontrò Carboni al confine con la Svizzera, per poi partire il 15 giugno verso Londra, dall'aeroporto di Innsbruck. Il 16 giugno Carboni partì da Amsterdam per raggiungere Calvi a Londra.
Il 18 giugno venne trovato impiccato da un impiegato postale, sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi (51°30′34″N 0°06′16″W) in circostanze molto sospette, con dei mattoni nelle tasche e 15.000 dollari addosso. Fu trovato anche un passaporto con le generalità modificate in "Gian Roberto Calvini". Nelle sue tasche venne ritrovato anche un foglio con alcuni nominativi: quello dell'industriale Filippo Fratalocchi (noto produttore di apparati di guerra elettronica e presidente di Elettronica S.p.A.), del politico democristiano Mario Ferrari Aggradi, del piduista Giovanni Fabbri, di Cecilia Fanfani, dell'amico di Sindona ed ex consigliere del Banco di Roma Fortunato Federici, del piduista e dirigente BNL Alberto Ferrari, del piduista e dirigente del settore valute del Ministero del Commercio Estero Ruggero Firrao e del Ministro delle Finanze del PSI Rino Formica.
Il 17 giugno si era suicidata la sua segretaria personale, Graziella Corrocher, lanciandosi dal quarto piano dell'edificio dove ha sede il Banco Ambrosiano. La magistratura inglese liquidò la morte di Calvi come suicidio, come affermato da una perizia medico-legale. Sei mesi dopo, la Corte Suprema del Regno Unito annullò la sentenza per vizi formali e sostanziali ed il giudice che l'aveva emessa venne incriminato per irregolarità; il secondo processo britannico lasciò aperta sia la porta del suicidio, sia quella dell'omicidio. Lo scrittore Leonardo Sciascia in un articolo del 24 luglio 1982 comparso sul quotidiano Il Globo sostenne che Calvi si fosse suicidato e giudicò assurda l'ipotesi dell'omicidio.
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