25 maggio 2015

26 maggio 1955 - Muore il pilota Alberto Ascari

























Alberto Ascari (Milano, 13 luglio 1918 – Monza, 26 maggio 1955) è stato un pilota automobilistico e pilota motociclistico italiano, vincitore del titolo di campione del mondo di Formula 1 nel 1952 e nel 1953.

Nella massima serie automobilistica disputò un totale di trentadue Gran Premi, vincendone tredici e salendo per diciassette volte sul podio. Ottenne inoltre quattordici pole position e si schierò per venticinque volte in prima fila. È l'ultimo pilota italiano ad avere vinto il titolo mondiale piloti e detiene il record per la più alta percentuale di vittorie in una stagione, infatti nel 1952 vinse sei delle otto corse in calendario, aggiudicandosi l'alloro iridato con il massimo dei punti possibili (cosa che riuscì solamente a Jim Clark nel 1963 e nel 1965). Sempre ad Ascari appartiene il record di giri veloci conquistati in gare consecutive: sette, a partire dal Gran Premio del Belgio 1952 per concludersi con il Gran Premio d'Argentina 1953.

Pilota completo, aveva uno stile di guida preciso e rispettoso del mezzo meccanico; era inoltre solito imporre un elevatissimo ritmo gara nelle prime fasi della corsa ed in seguito gestire il vantaggio che aveva accumulato.Seppe distinguersi anche con vetture a ruote coperte. I suoi migliori risultati furono un secondo posto alla Carrera Panamericana del 1951, la vittoria al Rallye del Sestriere sempre nello stesso anno, il successo alla 1000 km del Nürburgring nel 1953 ed infine la vittoria su Lancia D24 alla Mille Miglia del 1954. Prese parte anche alla 24 Ore di Le Mans del 1952 e 1953 guidando una Ferrari e realizzando in entrambe le occasioni il giro più veloce in gara.

Appena quattro giorni dopo l'incidente di Monte Carlo, Ascari si trovava nella sua casa a Milano, quando ricevette una telefonata dagli amici Villoresi ed Eugenio Castellotti che lo invitavano a raggiungerli a Monza, dove stavano testando una Ferrari 750 Sport per il successivo Gran Premio Supercortemaggiore. Si recò quindi all'autodromo in abiti borghesi.La sessione di prove era terminata, ma prima di andare a pranzare Ascari chiese di fare non più di tre giri di allenamento.All'ultimo passaggio, nella stessa curva che lo aveva visto uscire di pista nei test con la Lancia D50 l'anno precedente, la macchina sbandò e si capovolse, schiacciando il pilota, che morì sul colpo. Inutile risultò, infatti, il tentativo di rianimazione ed Ascari giunse all'ospedale di Monza ormai privo di vita. A cinquant'anni dalla morte le cause che portarono all'incidente rimangono non chiarite.In un'intervista rilasciata al settimanale Autosprint, il pilota Tino Brambilla dichiara di aver visto l'incidente: conferma la dinamica appena descritta ed esclude categoricamente l'ipotesi spesso circolata che l'incidente sia stato causato da uno spettatore che avrebbe attraversato la pista.

Le reazioni di cordoglio furono unanimi e la scomparsa del pilota italiano suscitò una profonda commozione in tutto il mondo dello sport.Lo stesso Fangio, suo amico e più grande rivale, si dichiarò molto colpito e sconvolto dalla notizia. In seguito alla morte del suo pilota di punta la Lancia annunciò l'addio alle competizioni e cedette tutto il materiale tecnico, vetture e motori, alla Ferrari. L'anno successivo Fangio avrebbe vinto il suo terzo titolo mondiale al volante di una di quelle vetture; secondo l'amico fraterno Villoresi con Ascari in vita l'argentino non sarebbe mai riuscito a conquistare cinque titoli iridati.Il pilota venne poi inumato nel Cimitero Monumentale di Milano, dove giace tuttora.

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