20 febbraio 2013

21 febbraio 1965 - Viene assassinato l'attivista Malcolm X

























Malcolm X, nato Malcolm Little, anche noto come Detroit Red, El-Hajj Malik El-Shabazz e Omowale (Omaha, 19 maggio 1925 – New York, 21 febbraio 1965)

E' stato un attivista statunitense a favore dei diritti degli afroamericani e dei diritti umani in genere. Fu assassinato a New York il primo giorno della Settimana Nazionale della Fratellanza per mano di membri dell'organizzazione di cui era stato portavoce, la Nation of Islam.

È considerato uno dei più grandi, ma anche controversi, capifila afroamericani del XX secolo. Alla fine di una lunga evoluzione del suo pensiero sostenne che la religione islamica fosse capace di abbattere ogni barriera razziale e ogni forma di discriminazione.

Storicamente, agli schiavi neri negli Stati Uniti d'America veniva assegnato il cognome dei loro padroni. Sebbene non fosse figlio di schiavi, l'origine del suo cognome di nascita era riconducibile ai padroni presso cui avevano servito un tempo i suoi antenati. La scelta di "X" come cognome volle dunque rappresentare il rifiuto di accettare questo legame anagrafico con i padroni di un tempo.
Malcolm X nacque a Omaha, in Nebraska, figlio di Earl e Louise Little. Suo padre era un predicatore battista e sostenitore di Marcus Garvey. Morì nel 1931, ufficialmente dopo essere stato investito da un tram; tuttavia, nella sua autobiografia, Malcom X sostenne che il padre venne assassinato da un gruppo di sostenitori della "supremazia bianca", paradossalmente denominato Black Legion (Legione Nera). La madre di Malcolm era per metà bianca perché sua madre era stata violentata da un bianco e in seguito, a causa delle controversie sulle reali cause della morte del marito, fu vittima di una grave forma di esaurimento nervoso e fu dichiarata legalmente non sana di mente e la famiglia si disperse. Lo stesso Malcolm fu affidato a una famiglia di tutori.
Malcolm terminò la junior high school ottenendo i migliori risultati della sua classe ma, stando a quanto scritto nella sua autobiografia, abbandonò quando il suo insegnante preferito gli disse senza mezzi termini che diventare un avvocato di fama non era "un obiettivo realistico per un negro". Lasciata la scuola, Malcolm si trasformò in uno sbandato; i primi problemi con la legge lo portarono in un centro di detenzione, da cui uscì per trasferirsi per qualche tempo a Boston, presso la sorella maggiore Ella Little Collins.
In seguito trovò lavoro come lustrascarpe presso un night club; nella sua autobiografia, avrebbe ricordato di aver lustrato le scarpe a Duke Ellington e altri grandi musicisti neri. Inoltre trovò anche lavoro come cameriere in un treno. Trasferitosi poi nel quartiere di Harlem, a New York, si diede a una serie di attività illegali fra cui spaccio di droga, gioco d'azzardo, prostituzione, estorsione e rapina. Quando fu esaminato per la leva durante la Seconda guerra mondiale, i medici lo trovarono psichicamente non adatto; in seguito, Malcolm X sostenne di aver finto una patologia mentale per evitare le armi.

Il 14 febbraio 1965, Malcolm e la sua famiglia sopravvissero a un attentato dinamitardo contro la loro abitazione. Una settimana dopo, il 21 febbraio, durante un discorso in pubblico a Manhattan, Malcolm fu ucciso, all'età di 39 anni, da sette colpi di arma da fuoco.
Ai funerali di Malcolm X, celebratisi il 27 febbraio 1965 ad Harlem, parteciparono oltre 1.500.000 persone.
Tre membri della Nation of Islam (N.O.I.) furono arrestati per il suo assassinio: Talmadge Hayer, Norman 3X Butler e Thomas 15X Johnson, e conndannati per omicidio nel marzo del 1966, tuttavia il solo Hayer confessò le proprie responsabilità sull'omicidio, mentre in seguito vennero fatti altri nomi sui mandanti, tutti in seno alla Nation of Islam.
È probabile che Malcom X temesse da tempo per la propria vita. Nel 1964, la rivista Life aveva pubblicato una famosa fotografia di Malcolm X con una carabina in mano, intento a tirare la tenda della sua finestra per controllare fuori. La foto era accompagnata dalla scritta "con tutti i mezzi necessari", e si riferiva alle minacce di morte subite da Malcolm X e alla sua affermazione che "si sarebbe difeso" con un'arma.
Talmadge Hayer conosciuto anche come Thomas Hagan ha ottenuto la libertà condizionale e il 27 aprile 2010 è uscito dal carcere.

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