5 giugno 2013

6 giugno 1861 - Muore Camillo Benso conte di Cavour




















Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour, di Cellarengo e di Isolabella, noto semplicemente come conte di Cavour o Cavour (Torino, 10 agosto 1810 – Torino, 6 giugno 1861), è stato un politico e patriota italiano.

Fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, capo del governo dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Nello stesso 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia, divenne il primo presidente del consiglio dei ministri del nuovo Stato e con tale carica morì.
Fu protagonista del Risorgimento come sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico, dell'anticlericalismo, dei movimenti nazionali e dell'espansionismo del Regno di Sardegna ai danni dell'Austria e dello Stato Pontificio.
In economia promosse il libero scambio, i grandi investimenti industriali (soprattutto in campo ferroviario) e la cooperazione fra pubblico e privato. In politica sostenne la promulgazione e la difesa dello Statuto albertino. Capo della cosiddetta Destra storica, siglò un accordo (Connubio) con la Sinistra di Urbano Rattazzi, con la quale realizzò riforme senza l’appoggio delle ali estreme del parlamento.
Contrastò apertamente le idee repubblicane di Giuseppe Mazzini e spesso si trovò in urto con Giuseppe Garibaldi della cui azione temeva il potenziale rivoluzionario. In politica estera coltivò con abilità l'alleanza con la Francia grazie alla quale, con la seconda guerra di indipendenza, ottenne l'espansione territoriale del Piemonte in Lombardia.
Benché non avesse un disegno di unità nazionale preordinato riuscì con successo a gestire gli eventi (annessioni del Granducato di Toscana, dei ducati di Modena e Parma e del Regno delle Due Sicilie) che portarono alla formazione del Regno d'Italia.

Il 29 maggio Cavour ebbe un malore, attribuito dal suo medico curante ad una delle crisi malariche che lo colpivano periodicamente da quando - in gioventù - aveva contratto la malaria nelle risaie di famiglia del vercellese. In questa occasione tutte le cure praticate non ebbero effetto, tanto che il paziente chiese di vedere un sacerdote francescano suo amico, padre Giacomo da Poirino (1808-1885).
Costui aveva promesso da cinque anni a Cavour di somministrargli l'estrema unzione ignorando la scomunica del 1855 e così fece, recandogli la Comunione con una pubblica processione per le vie cittadine e dandogli l'Estrema unzione. Il presidente del Consiglio tuttavia in punto di morte non ritrattò le sue scelte anticlericali[88]. Per questo motivo, padre Giacomo, parroco di Santa Maria degli Angeli, chiesa nella quale avvennero poi le esequie[89][90], dopo aver riferito i fatti alle autorità religiose fu richiamato a Roma e sospeso a divinis.
Il 6 giugno 1861, a meno di tre mesi dalla proclamazione del Regno d'Italia, Cavour moriva a Torino nel palazzo di famiglia. La sua fine suscitò immenso cordoglio, anche perché del tutto inattesa, ed ai funerali vi fu straordinaria partecipazione.
Secondo l'amico Michelangelo Castelli le ultime parole del Conte furono: «L'Italia è fatta - tutto è salvo», così come le intese al capezzale Luigi Carlo Farini.
A Cavour succedette come presidente del Consiglio Bettino Ricasoli.


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