25 aprile 2016

26 aprile 2002 - Il massacro nella scuola di Erfurt in Germania

















Il diciannovenne Robert Steinhäuser spara e uccide 17 persone nella sua scuola a Erfurt in Germania.

Morti dappertutto: nei corridoi, nei gabinetti, nelle aule. E sangue ovunque, sui pavimenti, sui muri. Questo hanno visto le teste di cuoio delle forze speciali quando hanno fatto irruzione nel liceo "Gutenberg" frequentato da 700 studenti a Erfurt, in Germania: un bagno di sangue con diciotto morti. Il terrore è entrato nella scuola stamane alle 11, portato da un ragazzo di 19 anni che aveva tentato già due volte di superare la maturità, senza riuscirci. Nei mesi scorsi lo avevano anche espulso e lui stamattina alle 11, mentre era in corso il compito di matematica, ha fatto irruzione nella scuola, mascherato come un ninja e armato di una, forse due pistole.

Ha sparato con freddezza e precisione, tanto che dei 18 morti ben 14 sono professori (9 uomini e 5 donne), l'oggetto privilegiato del suo odio. Ha sparato con folle efficienza, al punto che a lungo la polizia ha pensato che gli assalitori fossero due. Infine, ha sparato con una rabbia cieca ma lucida, che ha rivolto anche contro se stesso, togliendosi la vita quando ha visto avvicinarsi gli agenti pronti a fare irruzione. Ma aveva seminato un tale sgomento che gli agenti hanno aspettato a entrare, temendo che dentro ci fosse il secondo, fantomatico sparatore.

Sul terreno sono rimasti dunque 14 insegnanti, due studentesse innocenti, lo studente killer e un poliziotto della prima squadra intervenuta quando è stato detto l'allarme: "Presto, correte, c'è un pazzo che sta ammazzando tutti". Erfurt, una città di quasi 200 mila abitanti in Turingia, la vecchia Germania Est, non aveva mai vissuto un simile orrore. Ora, di questo ragazzo di cui la polizia non vuole divulgare il nome ma che una città intera ha identificato, tutti dicono che era un bravo ragazzo, che da lui non ce lo si sarebbe mai aspettato.

"Era molto aperto, ciò che ha fatto non combacia con l'immagine che ho di lui", racconta Isabelle Hartburg, ex studentessa del Gutenberg e oggi giornalista: "Era intelligente e interessato alla politica. Amava molto la vita, usciva sempre il pomeriggio e andava con gli amici in discoteca". La sua spiegazione è che lo studente non tollerasse il non poter fare la maturità insieme agli altri: "I suoi amici fanno la maturità e lui no, forse è uscito di testa per questo", ha detto. Secondo Isabelle, il ragazzo non aveva rapporti con le armi o con droghe: "Voleva sempre dare nell'occhio e per questo si è urtato con i professori". Con i compagni andava d'accordo ma non gli bastava: "Un giorno - ha raccontato la Hartburg - ha detto che voleva che tutti lo conoscessero".

La strage è cominciata in aula, quando al ginnasio liceo Gutenberg, frequentato da ragazzi fra i 10 e i 19 anni, è iniziato l'esame di matematica. Un testimone ha riferito che uno studente, seduto al suo banco, ha aperto il foglio con le domande del test e ha detto: "Non farò questo compito". Poi ha estratto l'arma e ha cominciato a sparare, implacabile e preciso. "C'era sangue ovunque", ha detto poi un bambino di 10 anni.

I poliziotti sono arrivati ma uno è stato freddato subito. Lo studente si è barricato in un'aula con 28 compagni, mentre venivano diffusi dettagli, molti dei quali probabilmente falsi, dettati dalla confusione e forse dall'incapacità di accettare che un simile massacro fosse stato compiuto da una persona sola: "Sono in due, hanno diverse pistole e un fucile, sono mascherati, uno è stato ucciso".

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